Le stelle fisse
La didattica di Scuola Radice si basa su alcune caratteristiche fondamentali che rappresentano la base dell’agire delle insegnanti e che vengono chiamate Stelle Fisse.
Interdisciplinarità
Interdisciplinarità è l’interazione tra le discipline che porta a ricomporre l’unità del sapere. Se il bambino impara nel mondo, facendo esperienza del mondo, egli si riferisce, nella costruzione della sua conoscenza a una realtà globale che esiste e che non si presta ad essere colta e raccolta da un’univocità di sguardi. Sono necessari gli apporti molteplici e interdipendenti dell’arte, della poesia, della matematica, delle scienze, della musica, della geografia, della storia per poterla comprendere nella sua complessità.
L’interdisciplinarità porta a superare la tradizione di una scuola suddivisa in materie per muoversi verso una didattica capace di integrare diverse prospettive nella risoluzione di problemi autentici, al fine di formare menti creative e flessibili.
In questa prospettiva ogni disciplina diventa uno strumento per interpretare e comprendere la realtà, un punto di vista differente attraverso il quale affrontare nuclei tematici trasversali.
La meraviglia che il cuore sollecita negli occhi e nei cuori bambini può essere vissuta intimamente, ma anche socializzata e condivisa, per diventare parte di una memoria collettiva. Il comune denominatore degli approcci metodologici di Scuola Radice è il dialogo, lo scambio comunicativo che vivifica, argomenta, contrappone, chiarisce, completa, apre, rilancia, lotta, si spiega.
Dialogo
Il dialogo – da “dià-logos”, “attraverso la parola” – viene definito come una modalità verbale di relazione, uno scambio di parole per il quale tuttavia la parola non è indispensabile quanto la presenza dell’altro.
Attraverso il dialogo ciascuno va oltre il proprio mondo per accogliere quello dell’altro, riconoscendolo e legittimandolo. Si aprono così spazi di interdipendenza e di corresponsabilità interlocutoria in cui il sapere si costruisce insieme, lontano da preconcetti e dai pregiudizi; negoziando significati e prospettive.
La prospettiva dialogica è una prospettiva complessa, non riduzionista, non banalizzante, che conferisce conferire spessore alle cose e valore alle relazioni, mettendo i bambini nelle condizioni di imparare insieme a imparare, di co-costruire conoscenze e di allenarsi all’ascolto di sé e degli altri.
Una scuola che dialogo è una scuola consapevole della raffinatezza e della precisa poetica delle parole e delle idee bambine; che riconosce all’infanzia il bisogno di raccontare e raccontarsi e che difende, nelle pratiche e nei pensieri, il suo diritto di farlo.
Esperienza
L’esperienza è il fondamento della conoscenza.
Se fin da piccolissimi l’apprendimento passa attraverso i sensi ed il movimento, il fare e l’attività, non c’è ragione per cui, dalla scuola primaria, esso si trasformi in qualcosa di unicamente teorico e astratto.
Una didattica efficace non può fare a meno di concepirsi come sperimentazione, interazione diretta con oggetti, fenomeni e problemi in cui nozioni e concetti vengono applicati a situazioni concrete.
A Scuola Radice crediamo che gli oggetti fisici siano fondamentali per costruire il senso delle astrazioni e che vedere, toccare, ascoltare il mondo sia cruciale per comporre il senso delle idee. Tornare e ritornare su un concetto usando tanti materiali diversi, in una pratica delle mani che approfondisce e ricerca, insegna ad essere duttili e aperti nello sguardo e a cogliere nessi e permanenze in maniera non banale. Come sostiene Lorenzoni, è necessario non limitare le capacità poetiche che gli oggetti suscitano nei bambini quando essi sono liberi di giocarci, poiché è nella capacità mimetica infantile che ogni generazione riscopre le proprie radici più arcaiche, quelle in cui l’uomo ha trasformato le cose del mondo in artefatti all’origine della storia e della cultura.
Mettere i bambini a contatto con le cose del mondo consente loro di scoprire funzioni, significati e relazioni, ma anche di appropriarsi di procedure conoscitive che vengono poi riapplicate in altre situazioni simili.
Perché questo avvenga l’esperienza non può limitarsi a un fare occasionale e fine a se stesso, ma necessità di essere comunicata, condivisa, rielaborata, rappresentata, trasformata diventando, come sostiene Luigina Mortari, oggetto di pensiero.
Esplorazione
L’esplorazione si può inquadrare come una cornice di pratiche e pensieri fondamentalmente empirica, contesto specifica e rivolta all’osservazione, alla ricerca e alla scoperta sul campo.
Proporre una didattica esplorativa significa tratteggiare percorsi capaci di tener conto delle peculiarità di ciascuno e di puntare alla maturazione di competenze “meta scolastiche”, oltre che metacognitive, indispensabili per giocarsi in modo critico nella contemporaneità.
A Scuola Radice non puntiamo unicamente a trasmettere contenuti, ma a costruire una mentalità, un modo di essere, di affrontare le situazioni, un atteggiamento che non si accontenta dell’evidente, che vuole saperne di più, che ricerca e che ha voglia di saltare a piè pari nelle questioni.
Questo approccio ricorda il movimento tipico della ricerca: sollecita i bambini ad abbozzare ipotesi e congetture, a prospettare soluzioni alternative e divergenti ai problemi, ad abitare domande che, invece di esaurirsi, si alimentano l’una con l’altra. Perché, come scriveva Dewey, “la situazione nella quale ha luogo il pensiero è il dubbio, il pensiero è un processo d’indagine, di esame delle cose, d’investigazione. L’atto di acquisire è sempre subordinato all’atto dell’indagare”.